Staatsoper Stuttgart – Requiem pour L.

Foto © Chris van der Burght

Come secondo nuovo allestimento della stagione in corso, la Staatsoper Stuttgart ha ospitato la produzione di Requiem pour L. firmata dal jazzista e compositore belga Fabrizio Cassol insieme al coreografo Alain Platel, andata in scena per la prima volta a Berlino nello scorso gennaio e poi portata in una lunga tournée attraverso diversi paesi europei, durante la quale il pubblico di queste parti aveva già avuto la possibilità di vederla al Ludwigsburger Schlossfestspiele. Assistendo, come lui stesso ha dichiarato, a una cerimonia funebre a Kinshasa, Fabrizio Cassol, jazzista che nel corso della sua carriera aveva già avuto modo di confrontarsi col mondo della musica classica nell’ album VSPRS, rielaborazione del Vespro della Beata Vergine di Monteverdi, ha avuto l’ idea di realizzare la versione scenica di una ricomposizione del Requiem K. 626 di Mozart stilisticamente basata su contaminazioni con il jazz, il pop e la musica popolare africana. Una specie di rituale parauniversalistico che nel suo svolgersi rovescia la prospettiva della morte in quella del tempo della vita, con un effetto drammatico e musicale davvero riuscito e di grandissima efficacia.

Foto © Chris van der Burght

Sul fondo di una scena basata su una distesa di lapidi dipinte di nero che richiama alla mente l’ Holocaust-Mahnmal di Berlino, un filmato in bianco e nero inquadra gli ultimi istanti di vita di una donna: L., che è l’ iniziale del suo nome, in francese si pronuncia elle, dunque ‘lei’. Secondo quanto dichiarato da Platel, si tratterebbe di una sua conoscente di nome Lucie, settantaduenne che durante la sua vita si era battuta in favore dell’ eutanasia e che stava morendo per una grave malattia, a cui il compositore avrebbe chiesto il permesso di filmarla durante gli ultimi istanti della sua vita. La tecnica di ripresa basata su insistiti periodi di slow motion aggiunge ulteriore intensità a questo effetto di fondo, sul quale si dipana una musica cerimoniale in cui emergono a tratti i motivi del Rquiem mozartiano e di alcuni passaggi tratti dalla Messa K. 427 da un magma sonoro che mescola ritmi di danza e melodie provenienti da molte tradizioni musicali tra cui quella indiana e maliana, spaziando dal canto solistico fino a quello polifonico e a quello corale. L’ effetto complessivo è estremamente coinvolgente nella sua sapienza di elaborazione, la musica riafferma perentoriamente la voglia di vivere come reazione alla vista della morte grazie alla vertiginosa combinazione della musica mozartiana con ritmi di rumba, reggae, gospel e danze popolari africane. Non c’ è una vera e propria azione scenica nè si distinguono personaggi riconoscibili in questa festa cerimoniale collettiva, eseguita con bravura davvero strepitosa dai quattordici musicisti e danzatori dell’ ensemble guidato dal chitarrista e bassista congolese Rodriguez Vangama.

Foto ©Chris van der Burgh

Come ha dichiarato Alain Platel in diverse interviste, l’ idea di base sviluppata insieme a Fabrizio Cassol per questa produzione era quella di mostrare una visione del compianto funebre che nella cultura africana non è quella di luttuosa tristezza a cui siamo abituati noi europei ma piuttosto una riaffermazione dei diritti della vita. In questo senso il messaggio risulta pienamente comprensibile e davvero emozionante per lo spettatore. Sullo sfondo, magnetica e onnipresente, la presenza di Lucie sul palco trasforma le canzoni e le danze degli artisti in un rituale inquieto ed emotivo allo stesso tempo, che spinge il pubblico ad affrontare il tema della morte faccia a faccia, senza indugio. “Siamo una società che non parla mai della morte, ci fermiamo sempre davanti ad essa. Le immagini di Lucie ci invitano a parlare della morte e a celebrare anche la vita”, ha dichiarato Platel in una intervista concessa a un quotidiano di Barcellona. Il pubblico della Staatsoper, intervenuto numerosissimo e nel quale si notava una grande presenza di giovani, è rimasto colpito e commosso da questa riflessione sui temi della morte e delle diverse prospettive con cui viene affrontata da differenti culture, applaudendo a lungo tutti gli interpreti di uno spettacolo davvero avvincente nella sua intensità drammatica e musicale.


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